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Introduzione

Genova e la cultura islamica
Gli avori

Conclusione

Bibliografia
Ringraziamenti

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Una intensa contaminazione reciproca è ciò che contraddistingue da millenni le varie popolazioni e culture del Mediterraneo, in un continuo ciclo di scambi e prestiti nei più disparati aspetti della vita quotidiana e delle innovazioni tecniche, dalla culinaria alla lingua dall'architettura alla navigazione, che non interessa solo il patrimonio specifico delle popolazioni costiere, ma coinvolge anche la diffusione di varie caratteristiche culturali delle popolazioni che abitano le terre centrali dei tre continenti che su questo mare si affacciano. È quanto avviene quando popoli originari del deserto o degli altipiani, quali Arabi, Turchi e Mamelucchi, conquistano le sponde del Mediterraneo. La tradizionale spartizione in due grandi blocchi contrapposti, Cristianità da una parte e Islam dall'altra, ha più spesso portato gli storici a considerare il rapporto fra le due differenti culture come semplice scontro. In realtà il consueto scambio culturale mediterraneo non viene a mancare nemmeno durante il periodo delle Crociate, promosse dalla sede pontificia e combattute con varie spedizioni in Terrasanta fra XI e XIII secolo. Se il clima di incomprensione fra le due religioni può essere testimoniato dalla scarsa conoscenza che gli europei hanno anche dei più elementari precetti islamici, si può in realtà dire che la dominazione coloniale dei territori d'Oltremare non favorì solo i commerci co l'Oriente, ma anche la diffusione in Europa di innovazioni artistiche e scientifiche (oltrechè di apporti fondamentali nel campo del pensiero filosofico), all'epoca ben più sviluppate nel mondo arabo che in quello occidentale.
In questo periodo Genova, assieme alle altre Repubbliche Marinare, svolge un fondamentale ruolo di intermediazione fra i tre grani blocchi antagonisti dell'area mediterranea: l'Impero bizantino, le potenze occidentali e i diversi potentati musulmani. La città, in prima fila nella guerra crociata, è principalmente interessata ad ottenere concessioni commerciali nei maggiori porti d'Oltremare, diventando così una potenza internazionale che ha le sue basi non nell'occupazione territoriale ma in una sicura presenza in diversi mercati del Mediterraneo. Questa scelta strategica rende Genova particolarmente coinvolta nel vivace confronto fra diverse mentalità che determina la riuscita delle contrattazioni commerciali, assimilando molti aspetti della cultura araba.
Un simile comportamento, prima fortemente guerresco, poi aperto agli scambi commerciali e culturali, è riscontrabile anche ad Occidente: per tutto il XII secolo Genova aderisce con ardore alle chiamate del papa contro i regni musulmani in Spagna, fino alla presa di Almeria e Tortosa fra il 1147 e il 1148. Sebbene rimangano ancora importanti testimonianze della propaganda politica interna genovese, fondata anche su tali vittorie, sono tuttavia anche riscontrabili diversi influssi della cultura araba occidentale su quella genovese.
Ormai rimangono poche testimonianze materiali di questi scambi, ma, grazie a fonti documentarie, conosciamo l'esistenza di alcuni manufatti che dalle terre islamiche arrivavano a Genova, sia come bottino di guerra sia per libero commercio.
L'influsso che tali rapporti e le opere che li documentano ha lasciato nella cultura genovese è riscontrabile nelle arti figurative, nella lingua e ancor più nello stesso assetto urbano medievale, le cui fortissime influenze dal mondo arabo non sono dovute a secoli di dominazione, come in Spagna o nell'Italia meridionale, ma alla libera frequentazione delle città arabe, alcune caratteristiche strutturali delle quali furono importate dai genovesi nella madrepatria.
Anche con l'Italia meridionale, territorio fortemente caratterizzato dalla cultura islamica, Genova intratteneva importanti scambi commerciali e diplomatici. Quattro cofanetti d'avorio, ad esempio, un tempo conservati nella sagrestia della chiesa di San Lorenzo a Portovenere, possono essere considerati preziose testimonianze dei rapporti fra Genova e lad a Sicilia normanna. Ritenuti inizialmente esemplari dell'arte mesopotamica, possiamo oggi affermare che i cofanetti siano opera delle botteghe islamiche della Sicilia del XII secolo.
Un altro avorio medievale che potrebbe avere un certo interesse nella storia dei rapporti fra Genova e la cultura islamica è una pisside, conservata nella chiesa di Santa Maria delle Grazie di Megli, la cui origine è ancora incerta, ma che presenta vari punti di contatto con manufatti provenienti dallo stesso ambiente delle cassette.
Vedremo come le ipotesi della provenienza di questi preziosi manufatti siano fra le più disparate: ritrovamenti miracolosi o reliquie della Guerra Santa, bottino dei corsari o semplici oggetti di scambio commerciale, questi avori sono comunque testimonianza tangibile di “questo carattere peculiare del ambiente delle cassette.
Vedremo come le ipotesi della provenienza di questi manufatti siano fra le più disparate: ritrovamenti miracolosi o reliquie della Guerra Santa, bottino dei corsari o semplici oggetti di scambio commerciale. In ogni caso, questi avori sono comunque testimonianza tangibile di
"questo carattere peculiare del Mediterraneo: un'estrema ed intensa vitalità che ha reso accessibile a specifiche culture la specificità di altre”. [1]

1. A. Naser Eslami, Genova e il Mediterraneo. I riflessi d'oltremare sulla cultura artistica e l'architettura dello spazio urbano. XII – XVII secolo, Genova 2000, p. 40-41.

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