Le testimonianze artistiche

  • Manufatti islamici a Genova
  • L'influenza islamica sull'arte genovese
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    Introduzione

    Genova e la cultura islamica
    Gli avori

    Conclusione

    Bibliografia
    Ringraziamenti

    Le forti relazioni che intercorrevano fra Genova e i territori d'Oltremare non è data solo dai manufatti di origine islamica presenti in Liguria, ma anche delle opere degli stessi artisti genovesi che dall'arte musulmana furono fortemente influenzati.
    Dobbiamo recarci ancora una volta a San Lorenzo per ammirare una lastra marmorea raffigurante due pavoni. Originariamente posta nella chiesa di San Siro, fra il X e XI secolo fu da qui trasferita nella nuova cattedrale genovese. L'asimmetria che decentra il racconto da destra e sinistra riproduce un effetto che rimanda ai rilievi orientali col tipico “racconto continuato”.
    La raffigurazione stessa degli animali risulta più vicina a prototipi orientali che non al modello classico. [1]
    È anche interessante vedere come in alcune decorazioni della lunetta maggiore della stessa chiesa, oltre ai reimpieghi visti in precedenza, si possano individuare ripetizioni di modelli tipici dell'architettura islamica, in particolare nel trono del Cristo apocalittico col Tetramorfo si possono riscontrare dei moduli decorativi a mosaico che riprendono la tipica forma dell'arco moresco. [2]
    Fra gli artisti genovesi influenzati dall'arte islamica va ricordato il magister Oberto che nel 1226 eseguì una statua bronzea raffigurante un grifone, collocata in cattedrale. Purtroppo l'originale rimase gravemente danneggiato durante l'incendio che colpì la chiesa nel 1297. Possiamo però ancora ammirare la copia marmorea eseguita dal cosiddetto Maestro di Giano, databile fra il 1307 e il 1312, ora conservata nel Museo di Sant' Agostino. Lo stile di questa, creata proprio per sopperire alla perdita dell'opera del maestro Oberto, è segnato dalla necessità di rendere strettamente somiglianti le due statue, tralasciando l'abituale diversità nella concezione formale che i due differenti materiali e procedimenti solitamente rendono doverosa. Si tratta quindi di una copia che riproduce fedelmente l'originale: da questa possiamo apprezzare la vicinanza del modello del grifone di Oberto a quello della bronzistica musulmana, il cui esempio più conosciuto in Italia è forse il Grifone conservato all'Opera del Duomo di Pisa, creato probabilmente in Spagna fra XI e XII secolo. [3] A opere simili si rifà anche un interessante disegno tracciato a penna nel verso della carta 75 del codice degli Annali di Caffaro conservati alla Bibliothèque Nationale di Parigi, databili fra il 1173 e il 1196. Il piccolo disegno, raffigurante la testa di un grifone, rimanda, nella forma del becco, delle orecchie e degli occhi, alla metallistica islamica, confermando la familiarità che gli artisti genovesi dovevano avere con tali opere. [4] Il divieto della rappresentazione di esseri umani per i musulmani, ma anche il fascino per la simbologia legata ai vari animali, reali o fantastici, rendono diffusa la rappresentazione di questi, soprattutto in raffigurazioni di lotta, nelle opere d'arte islamiche. La consuetudine degli artisti genovesi con questo tipo di immagini è testimoniata, tra la fine del XII e la prima metà del XIII secolo, da una serie di manufatti dal forte significato civico. Si conoscono una serie di sigilli genovesi che raffigurano un grifone che pressa un'aquila e una volpe. Datati fra il 1193 e il 1253, rappresentano Genova (il grifone) che vince sull'Impero (l'aquila) e su Pisa (la volpe). Lo stesso soggetto è riscontrabile in una scultura marmorea posta di fronte al Palazzo del Capitano del Popolo (dal 1408 del Banco di San Giorgio), probabilmente fra il 1284 e il 1290, a seguito della sconfitta pisana. Distrutto durante la rivoluzione del 1797, dopo essere stato spostato nel 1751 nel grande Salone delle Compere, ne resta un'immagine grazie a un disegno di Domenico Piaggio, erudito settecentesco. [5]
    Ancora da accertare invece la presenza dopo il 1282 a Genova di artigiani del tiràz palermitano che, se confermata, diventerebbe un'importante testimonianza dell'intenso rapporto culturale e commerciale fra Genova e la Sicilia normanno-sveva. [6]
    La testimonianza della forte influenza dell'arte islamica su quella genovese rimane anche nelle miniature del XIII e XIV secolo, come mostra l'illustrazione del codice Cocarelli che rappresenta la Gola fra i sette vizi capitali: un khan mongolo, a significare la leggendaria voracità dei popoli delle steppe divenuta famosa in tutto l'Occidente, sta al centro di una miniatura che riprende modi e stile dell'arte persiana. [7]

    La diffusione della ceramica islamica, delle cui testimonianze tuttora esistenti in Liguria abbiamo già parlato, costituiva un importante campo di confronto e scambio culturale, tanto che studi archeologici hanno portato all'ipotesi che il repentino cessare delle importazioni di tali ceramiche agli inizi del XIII secolo debba collegarsi direttamente con l'avvio nel Savonese di ceramica fine da mensa ed in particolare della “graffita arcaica tirrenica”, l'acquisizione della quale può essere avvenuta per attività diretta degli artigiani di derivazione orientale. [8]

    1. C. Dufour Bozzo, Il rilievo con pavoni della chiesa di S. Siro in Genova, in Studi in onore di Giulio Carlo Argan, Roma 1985, pp. 15-18. Torna su
    2. A. Naser Eslami, Genova e il Mediterraneo. I riflessi d'oltremare sulla cultura artistica e l'architettura dello spazio urbano. XII – XVII secolo, Genova 2000, p. 154. Torna su
    3. C. Di Fabio, La scultura bronzea a Genova nel Medioevo e il programma decorativo della Cattedrale nel primo Trecento, in “Bollettino d'Arte”, 55, 1989, pp. 3-28.
    4. Parigi, Bibliothéque Nationale, ms. Lat. 10136, c. 75v. Si veda: C. Di Fabio, La scultura bronzea..., cit., pp. 2, 27.
    5. D. Piaggio, Monumenta Genuensia, ms. sec. XVIII, Genova, Civica Biblioteca Berio, m. r. V. 1-2, c. 89. Si veda: C. Di Fabio, La scultura bronzea..., cit., p. 25.
    6. J. Baltrušaitis, Le Moyen Age fantastique. Antiquités et exotismes dans l'art gothique, Paris (ed. it. Milano 1977, p. 96)
    7. Tractatus de septem vitiis, ms. add. 27695, fol. c. 13r, Londra, British Library. Si veda A. Naser Eslami, Genova e il Mediterraneo, cit., pp. 164-167.
    4. A. Naser Eslami, Genova e il Mediterraneo..., cit., p. 151.

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